RaceReport by Luisa Campregher, TN, ditipo1 di lunga data
TRAIL DELLA VIGOLANA 35 KM + 2000 M
4 giugno 2016 – Vigolo Vattaro (TN)
Ultima glicata 7.4, terapia multi-iniettiva
Basale DEGLUDEC 13 Unità
Rapida ASPART (1:20 colazione; 1:15 pranzo; 1:15 cena)
Ho deciso di partecipare al Trail della Vigolana che si snoda lungo sentieri che conosco, vicino a dove vivo, a fine maggio. Fino all’ultimo ho esitato… forse per il timore di replicare il ritiro dell’anno precedente a causa del grande caldo… ma considerando le temperature di quest’anno il rischio caldo potevo escluderlo! Oppure non ero molto convinta di iscrivermi perché temevo di fare una prestazione deludente rispetto alle mie aspettative… non so… fatto sta che poi mi son detta “Luisa, poche menade! Iscriviti!” Nel periodo invernale e primaverile mi sono allenata con costanza, aumentando distanza e dislivello in modo graduale: BVG RUN (25 Km + 950 m) e RUN FOR SCIENCE (mezza maratona) concluse nel mese di aprile, Tenno Trail Experience (28 Km + 1500 m) il 7 maggio.
Sabato 4 giugno alle ore 7.30 la mia amica Sara passa a prendermi per raggiungere assieme Vigolo Vattaro. Mi impongo di essere più tranquilla possibile perché desidero trasmettere calma e serenità anche alla mia amica, sempre parecchio agitata quando c’è da affrontare una gara. Carichiamo gli zaini, bastoncini e sacca con il cambio, saluto Michele e… non riesco a guardarlo dalla commozione… non mi sento agitata ma già emozionata… Sef Control! Non mi è mai capitato di essere colta dall’emozione già a casa… vabbè…
A Vigolo Vattaro incontriamo molti amici pronti per partire. I saluti, le foto di gruppo, controllo del materiale obbligatorio da avere nello zaino da parte degli organizzatori, tutti in zona partenza. La temperatura è ottima, il cielo coperto ma sembra esca il sole. Il meteo ha previsto nubi e probabili rovesci. Lo staff dell’organizzazione ha consigliato pantaloncini non troppo corti, maglietta, manicotti e giacca in caso di pioggia da avere nello zaino. Considerando le indicazioni, mi sono fatta prestare dei manicotti dalla mia amica Morena, che ho indossato solamente per superare il controllo del materiale obbligatorio, infatti poco prima dello start li ho tolti e sono partita in canotta e pantaloncino corto: volevo correre con meno vestiti addosso possibile! La scelta si è poi rivelata azzeccata anche quando sulla cima tutti erano incappucciati ed infreddoliti: io stavo divinamente bene! Ed anche durante gli ultimi Km sotto un diluvio torrenziale… non ho mai percepito freddo. Insomma, l’Universo mi ha e ci ha regalato una giornata climaticamente perfetta per gareggiare!
AGONISTICAMENTE e CONVIVIALMENTE
Sinteticamente mi sono descritta così durante questo Trail: “Ho corso con la gioia ed il sorriso… la famiglia e gi amici con il loro tifo mi hanno commossa”. Giocavo in casa, ho sentito davvero la vicinanza e l’affetto di molti. Emotivamente è stato… indescrivibile… Agonisticamente io ho coronato il mio piccolo sogno, davvero. Come ho già esplicitato, oltre al tempo impiegato che ha rappresentato per me un risultato soddisfacente (5 ore e 41 minuti), ciò che mi ha dato maggior soddisfazione è stato il come ho affrontato e concluso il percorso. Il “come” per me fa la differenza, non solo nello sport ma in varie situazioni della vita. La qualità di ciò che si fa e di ciò che si porta a termine… il valore aggiunto. Arrivare al traguardo nel pieno delle proprie forze, sorridenti, soddisfatti, senza dolori, senza sofferenza, traboccanti di felicità… non ha prezzo.
In fase partenza ero emozionata. Mi “preoccupavano” maggiormente i primi 10 Km caratterizzati da una pendenza corribile perché temevo di strafare ed arrivare all’imbocco della salita già sfatta.
Le cose sono andate diversamente: riesco a stupirmi da sola! A differenza di altre gare in cui parto in iperglicemia (a causa dell’adrenalina, ormone controinsulare), il giorno del Trail della Vigolana sono partita con una glicemia a 160: le mie gambe erano leggere e subito ho sentito che giravano bene. START: si parte subito in leggera salita. Tutti corrono. Subito mi isolo mentalmente, inizio ad ascoltarmi: respiro, temperatura, battito, salivazione, gambe, peso dello zaino, sensazioni… cerco il mio passo, indipendentemente da quello altrui. Sono consapevole che quei primi 10 Km mi stanno sulle palle, non mi piace quella pendenza che non so bene come affrontare… “Corro o cammino?! Non ce la farò a correre!…” Rimango piacevolmente stupita perché, con passo deciso e costante, riesco a correre quasi tutta questa prima parte: meglio di quanto avevo previsto! C’è una ragazza che conosco che allieta con qualche scambio di battuta i primi 10 Km che tanto temevo: Elisa. Ci alterniamo ritmicamente: va avanti lei, poi arrivo io, lei avanza qualche metro, io la raggiungo nuovamente… finchè arriviamo all’imbocco della salita, prendo i bastoncini dallo zaino, mi accodo a Elisa nella risalita perché so che è una tosta e vorrei starle appiccicata fino al rifugio Casarota… ma la ragazza è forte, io non voglio strafare, trovo il mio passo e la lascio andare (lei arriverà al traguardo 14 minuti prima di me: grande Elisa!) Mi avvicino al Casarota, il sentiero lo conosco benissimo: le curve, la pendenza, il bosco, le radici… alzo lo sguardo dal terreno e vedo uno striscione appeso ad un albero con una scritta a caratteri cubitali: “FORZA MAMMA LUISA!” … Groppo in gola! Questa davvero non me l’aspettavo! “Vogliono farmi venire un infarto!” commento ad alta voce a giustificare la mia visibile commozione a chi sta risalendo con me. Mi avvicino al Casarota ed inizio a sentire le voci… So che lì troverò mio marito Michele con Elia e alcuni amici: Marzia, Giorgio, Stefano (marito di Sara) con i bimbi… ma percepisco tante voci che incitano, salgo sempre più curiosa e commossa… esco dal bosco, ultimi metri prima del rifugio e mi si apre davanti la terrazza dello stesso… vedo volti amici ma il mio stato d’animo inchioda lo sguardo sul terreno e non riesco più a sollevarlo… i gradini che mi conducono al tavolo dove è allestito il ristoro… Elia è in cima ai gradini che mi aspetta sorridente “Mamma, hai visto lo striscione?!” Mi abbraccia e mi bacia. C’è Michele che mi chiede come sto, mi fa bere, mi incita e mi esorta a ripartire subito. Mi salutano Lory e Ute: con loro ho iniziato a correre alla fine degli anni ’90… non mi aspettavo di trovare anche loro… Riparto carica di emozione, calore, affetto… riparto sapendo che a quota 2000 m, alla Busa dele Zole, mi stanno aspettando mio papà e mio fratello: altra botta di vita! Il passo è armonico, deciso, costante, mi piace piantare i bastoncini e sintonizzarmi immediatamente con il mio ritmo. Nella risalita supero qualche persona, mi sento bene, piena di energia, inizio ad assaporare il gusto di “un gran bel giro”.
Mi avvicino alla vetta e sento “Dai Luisa!” prima mio papà e poi mio fratello. Che gioia trovarli lassù! Il giorno dopo la gara quando ringrazio mio fratello e gli confido tutte le mie sensazioni, lui mi risponde: “Ti dico solo che al papà non veniva la voce dall’emozione!” …el Remo è come me… o io sono come lui… e quando mi chiedo perché mio papà solletica così tanto la mia emotività e perché io senta un legame così particolare… arrivano immagini e si rievocano vissuti che rappresentano la risposta stessa: è lui la presenza discreta che mi ha accompagnata sin da quando ero bambina (con DM1), a fare sport (sci di fondo, camminate in montagna…); lui era sempre lì vicino a me cercando di non trasmettermi ansia, con l’intento di farmi amare la montagna e lo sport, sempre pronto a supportarmi in caso di ipoglicemia. Lui mi ha insegnato a farmi le iniezioni all’età di 7 anni, lui la persona più ansiosa di questa terra, con pazienza, calma e fermezza, si è chinato un giorno e mi ha aiutata perché io piangevo e proprio non volevo saperne di bucarmi la pancia da sola… e io mi rendevo conto di quanto fosse faticoso per lui fare questo per me… ho preso coraggio da lui e ho iniziato a farmi le iniezioni da sola… e me lo ritrovo lassù oggi ad aspettarmi… e solo io e lui sappiamo perché ci commuoviamo di fronte alla mia determinazione, alla mia forza, a ciò che ho costruito… anche grazie a lui… grazie papà! E’ faticoso tirare fuori tutto questo, non sarebbe nemmeno necessario qui, ora, forse… ma credo che condividere anche il vissuto e non solo glicemie e terapie e conta dei carboidrati… sia “terapeutico” per tutti… soprattutto per chi convive con una patologia cronica dalla nascita, per un’intera vita. La mamma mi ha seguita nel Trail da casa con un SMS alla partenza ed uno all’arrivo: lei ama il divano ma è sempre presente con un pensiero affettuoso!
Grazie anche ai volontari del soccorso alpino, anche loro in vetta, abbastanza infreddoliti, ripensando a come erano tutti incappucciati. Un bicchiere di the, che mi offre mio fratello, due parole e poi via! Si scende un pochino per poi raggiungere il Cornetto. Nella discesa non sono molto agile… come dice mio marito “Quello che guadagni in salita, lo perdi in discesa!”… poi il sentiero spiana e procede in cresta e lì… inizia il divertimento… entro nella mia dimensione… ho sempre meno gente vicina e procedere da sola in silenzio mi piace un sacco. Percepisco il mio corpo, ogni singola parte di esso e lo sento armonioso nel suo fluttuare sul terreno. Raggiungo il Cornetto, trovo alcuni volontari del Soccorso Alpino, alcuni Trailers si sono fermati e ammirano il panorama, io proseguo. Si scende verso Malga Palazzo: stupendo il sentiero che mi regala belle sensazioni. Sopraggiunge uno sconosciuto che mi chiede “Tu sei Luisa?!” e io stupita “Si…” e lui “Ero dietro di te quando hai visto lo striscione sotto al Casarota!” Mi fa qualche domanda sul percorso, gli descrivo come si sviluppano gli ultimi Km, poi lo saluto e accelero! Poco prima di Malga Palazzo trovo alcuni volontari della Croce Rossa, un tipo che fa foto, poi arrivo alla Malga dove è allestito un ristoro davvero super. La glicemia ha un trend in discesa e quindi integro per bene. Da qui riprendo a correre, la strada sterrata inizia leggermente a salire, finchè inizia l’ultimo dislivello che porta alla Ceriola. Vedo il maestro Paolo davanti a me! “Paolo!” grido, felice di vederlo, lui si gira e fa per aspettarmi ma lo esorto a proseguire, lo raggiungo, ci scambiamo un paio di battute, lo supero e procedo. Mi lascio alle spalle anche una donna (mi pare si chiamasse Maria Cristina….) e arrivo in cima alla Ceriola dove trovo altri volontari. Non mi fermo ed inizio a scendere. Arrivata a Malga Derocca bevo un bicchiere di coca cola perché la glicemia sta iniziando a scendere e voglio evitare un ipoglicemia lungo il tratto finale. Nel mio “piano di battaglia” mi ero prefissata di procedere con calma i primi 10 Km, proseguire in modo deciso ma senza strafare i 15 Km in cui c’era tutto il dislivello, per poi affrontare gli ultimi 10 Km di discesa accelerando il ritmo. Quindi per non scombinare i miei piani non potevo avere un calo di glicemia sul finale! Maria Cristina e il maestro Paolo mi raggiungono al ristoro. La donna riparte e io la seguo. In discesa è meno imbranata di me, quindi penso “Adesso la seguo!”… ed eccomi col culo per terra!!! Il fisioterapista Marco all’ultimo trattamento pre Trail mi aveva salutata dicendomi “Con questo al Trail voli!”…ecco, forse lui la intendeva diversamente ma…”Detto… Fatto!” Grazie anche a Marco! Sono scivolata nel fango: gambe, culo, braccia, zaino… tutta infangata e un taglietto sul dito… mi rialzo, mi guardo e penso “Sembro la moglie di rambo! Come sono femminile! Ah ah ah!!!” Mi faccio una risata e riparto! Maria Cristina la lascio andare. Inzia a piovigginare… poi inizia a diluviare! Ho corso gli ultimi 8 Km credo sotto una pioggia torrenziale. Corro seguendo un ragazzo che ha il mio stesso passo. Poi lo supero e corro da sola per diversi Km. Sto procedendo come previsto con un buon passo. Il percorso che ci riporta a Vigolo Vattaro ormai è pianeggiante, spingo e fatico un pochino quando mi trovo qualche banale salitina che però riesco ad affrontare con grinta. A 2 Km circa dall’arrivo, con grande stupore, raggiungo Maria Cristina. Lei ha un passo meno arzillo del mio, mi avvicino e mi chiedo: “La supero?!”… mi pare ben brutto superarla adesso che siamo quasi arrivate… poi penso: “Gara l’è gara!” A 1 Km dall’arrivo mi affianco, la guardo, come a chiederle il permesso di superarla, lei mi incita “Brava, vai!”… Io sono ancora in forza e accelero! Che fantastica sensazione avvicinarsi al traguardo ancora così esuberante! La discesa ed ecco l’arrivo… taglio il traguardo con uno splendido sorriso che mi invade… L’abbraccio subito di Giorgio Giacomelli e di Mauro Andreatta. Cerco con lo sguardo Elia, Michele, mio papà, mio fratello… non c’è nessuno… controllo che il glucometro sia sopravvissuto alla pioggia e mi controllo la glicemia: 154…fantastico! Tante persone che conosco mi salutano, si complimentano. Chiamo Michele e mi dice che sono in arrivo. Non pensavano arrivassi entro le 6 ore e hanno tardato ad arrivare perché si sono trattenuti tutti a pranzo al Casarota. Inizio a percepire il freddo, sono fradicia. Eccoli, sono arrivati: la felicità, la soddisfazione, ciò che provo… mi si legge tutto nel sorriso! Mi cambio, mangio, mi faccio fare un massaggio alle gambe e rimango al ristoro: Elia vuole partecipare con altri bambini al Mini Trail ed io nel frattempo saluto e mi confronto con gli amici Finisher.
Si è conclusa una giornata fantastica in cui ho corso con grande serenità. Se ripenso a come affrontavo anni fa allenamenti e competizioni credo di aver fatto qualche significativo e qualitativo passo avanti! Non sto dicendo che questo rappresenti il punto di arrivo ma comunque un punto importante della mia vita. Qui sono confluite le mie sperimentazioni, i miei allenamenti, le paure, le domande, il coraggio e la leggerezza che mi sono concessa. Grazie a Michele, Elia, agli amici di Diabete No Limits (DNL), agli amici “Levar e Render”, agli amici dei “Senza Freni”, del GS Valsugana, a Sara e Stefano, a Morena e Gigi, a Damiano, compagni di corse, allenamenti, competizioni e terzi tempi, ad Alan che ho conosciuto due anni fa proprio su questo percorso, a Marco valido fisioterapista, a Francesco anarchico quanto me nel seguire una tabella di allenamento, a mio papà così simile a me: “sensibile roccia”, a mio fratello che due anni fa mi ha esortata ad iscrivermi al primo Trail. L’affetto, la simpatia e l’allegria che mi regalate costituiscono la medicina più potente.
Scrivo per me stessa, scrivo per dare una testimonianza alle famiglie ed ai giovanissimi con DM1, scrivo per le persone che talvolta mi contattano, vedendo ciò che pubblico in Facebook riguardo ad allenamenti e/o gare, per avere qualche consiglio sulla tematica diabete-sport… come dico sempre: io non ho nulla da insegnare a nessuno ma credo nell’importanza di condividere l’esperienza che si caratterizza per “Tentativi ed Errori” ed il vissuto che ne deriva, caratterizzato da fatica, rabbia, delusione, stanchezza, nervosismo, rotture di cazzo, passione, determinazione, ottimismo, tenacia, ironia, soddisfazione, gioia, allegria…
#METABOLICAMENTE ….
Ho monitorato la glicemia con il Libre e Sensore.
Ore 6.00 risveglio: 207 colazione con 40 g CHO (caffè, pane e prosciutto) 4 Unità di Novorapid
Ho seguito il suggerimento della dott.ssa Laura Nollino (vedi precedente report_ndr “commenti autorevoli”): poiché sono una “iperadrenergica” con tendenza all’iperglicemia pre gara, ho aumentato il bolo della colazione. Quindi il rapporto insulina-carboidrati anziché 1:20, ho calcolato 1:15 (aggiungendo poi dell’insulina per correggere il 207)
Ore 7.30: 90 con trend in discesa.
Come temevo, nel post colazione ho avuto la glicemia in calo (probabilmente l’adrenalina pre gara non era ancora subentrata). Quindi mi sono bevuta un succo di frutta, considerando che lo start era previsto per le 8.30.
Ore 8.20: 165
START ORE 8.30: glicemia 165
La glicemia rimane invariata per i primi 9 km
Al 9°/10° Km inizia la salita e bevo ½ gel (=12 g CHO)
11°Km primo ristoro al Rifugio Casarota: 200 glicemia; bevo acqua e sali, mangio 1/3 di banana (= 5 g CHO)
Tra il 13° e il 15° Km prendo ½ gel (=12 g CHO) Ho deciso di integrare anche se la glicemia è intorno ai 200 perché di strada ce n’è ancora e ho la certezza che poi tenderà a scendere e se non integro in tempo, rischio che scenda a picco. Voglio evitare che questo accada. Inoltre, glicemia a parte, necessito di integrare per arrivare al traguardo. Nella mia riserva idrica ho sciolto una busta di polase sport (= 20 g CHO), che bevo a piccoli sorsi.
La glicemia rimane sui 200-220 fino al 18° Km, poi come avevo previsto inizia a scendere.
Secondo ristoro a Malga Palazzo 21° Km : glicemia 180; acqua e sali; ½ banana (=7 g CHO); 3 pugni di frutta secca e noci.Ultimo ristoro in Derocca 27° Km: glicemia 150 con trend in discesa. Un bicchiere di coca cola.
ARRIVO dopo 5 ore e 41 minuti: glicemia 154; panino con prosciutto (40 g CHO); 1 Unità di Novorapid (ho ridotto il bolo)
Pomeriggio/sera: glicemia costante tra 80 e 90. Normoglicemia anche durante la sera/notte.