Sardinia On My Bike - Ciclotraversata della Sardegna in Invernale > dicembre 2015

Sardinia on my dabbee

Sardinia on my … Diabetes (dabbee)
Mente diabolica o mente metabolica?
Non lo so, ma ho raccolto al meglio delle mie possibilità i dati metabolici di questi sette giorni di cicloviaggio in continuo.
Ma andiamo per “spunti e sconclusioni” 🙂
Pedalare a digiuno: tutte le mattine (a parte l’ultima semitappa) ho scelto di partire a digiuno, a prescindere dalla glicemia di partenza, per testare le risposte atletiche e glicemiche “a bocce il più ferme possibile” (no insulina residua da bolo) e allo stesso tempo verificare la mia capacità di “muovermi” con benzine di diversa qualità, ovvero, i grassi.

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E vi parla uno che alla mattina se gli parli di non mangiare, soffre!
Mediamente ho integrato a partire dalla seconda ora di attività fisica, ma nelle tappe più facili anche non prima della terza ora.
Non ho inserito dati relativi a frequenze cardiache, velocità medie per problemi con lo scarico dati dal mio Garmin ma ho pedalato su ritmi medio-moderati senza fuori giri, prediligendo l’agilità.
Integratori & CHO: avevo con me alcune barrette e alcuni beveroni specifici per l’attività fisica, ma quasi sempre ho utilizzato quello che mi veniva servito (e non consumato) a colazione. Succhi di frutta di pessima qualità, brioche confezionate schifose piene di grassi idrogenati, crackers, biscotti monodose etc. Ho voluto fare con quello che “passava il convento”. Ciò detto, le integrazioni di cho in attività fisica (dalle 6 alle 8 ore al giorno) non superano il 20% del totale dei carboidrati del giorno. Nonostante l’attività fisica, l’assunzione media di cho giornaliera (280 gr) è in linea con la mia alimentazione standard. Partendo a “secco” e spesso limitando il pranzo a un rompidigiuno, il pasto principale era la cena.
Evinco che un soggetto ben allenato, gestendo ritmi aerobici medio-moderati, non subisce modificazioni importanti sui consumi energetici e pertanto non ha necessità di integrare moltissimo. Questo sembra essere confermato, nel mio caso, dalla buona tenuta fisica e dalle risposte glicemiche a digiuno a fronte di una media di cho assunti durante l’attività fisica pari a 0,56 gr per km = 1 gr di cho per 2 km = 20 gr di cho per 100 km … sono dati “empirici” ma indicativi su quanto sia importante considerare il livello atletico e le vie metaboliche del soggetto almeno alla stregua della terapia in atto.
Il mio rapporto i:cho (1:10) è rimasto pressoché invariato e il differenziale tra bolo teorico ed effettivo (21%) è influenzato dai cho assimilati grazie alla sinergia tra movimento e basalizzazione. Ma se escludessi i grammi di cho assunti durante l’attività fisica, il saldo sarebbe in equilibrio, se non in negativo.
Basale: da metà novembre ho aumentato il mio profilo basale di un 25% (da 16 a 20 ui totali) a seguito della riduzione dell’attività fisica con l’infortunio alla schiena. Durante la vacanza ho volutamente mantenuto invariati i dosaggi (2 iniezioni da 10 ui h 22 e h 13 ca.) a parte la terza tappa, la più impegnativa, quando ho ridotto del 40% e ritardato di 3 ore l’iniezione del giorno.
Glicemie: Ho leggermente intensificato i controlli giornalieri della glicemia (di solito ne faccio 6, qui da 7 a 9) per avere una banca dati più attendibile. In futuro non escludo di provare nuovamente qualche sistema di monitoraggio della glicemia in continuo che sia affidabile, ma soprattutto reperibile sul mercato.
Pur avendo affrontato, come detto, la ciclovacanza con una basalizzazione tendenzialmente abbondante, i dati rilevano come ciò non abbia prodotto significative tendenze ipoglicemiche (3% sul totale delle misurazioni, sempre avvertite e corrette con puntualità). Le iperglicemie, invece, sono state sopra la media (20%): tranne una, rilevata in attività fisica e conseguenza di un eccesso di integrazione rispetto a durata e intensità della pedalata del giorno, tutte le altre sono post prandiali o al risveglio, dunque attribuibili a errata gestione dei boli a cena (sempre abbondante e con cibi difficili da gestire senza smanettare sul timing delle iniezioni).
Nel corso della vacanza ho mantenuto una media glicemica di 131,5 mg/dl su poco più di 50 rilevazioni con un peggioramento a partire dal quarto giorno, soprattutto nelle fasi post prandiali serali, quando ho spesso mal gestito i boli a cena (ma ai ristoranti e con cibi nuovi è più difficile prenderci la misura).
Ipoglicemie: in attività fisica o al risveglio non ho mai rilevato ipoglicemie. Le uniche situazioni di risposte ipoglicemiche si sono verificate in fase postprandiale immediatamente successiva all’interruzione dell’attività fisica. Situazione tipo: mi fermo, mangio con bolo e poi mi faccio una camminata per il centro di un’ora e più in picco d’azione dell’analogo ultrarapido. A volte ho dovuto rabboccare con qualche integrazione.
Mi sento di affermare, senza pretesa di verità scientifica, che “l’ipoglicemia tardiva da attività fisica, tanto citata in letteratura su sport e diabete di tipo 1, non si verifica in soggetti allenati anche a fronte di più giornate consecutive con attività fisica aerobica medio-moderata di lunga durata”. Ciò dovrebbe far ragionare molto gli addetti ai lavori quando scrivono le linee guida … bisogna avere più chiaro a chi vogliamo rivolgerci. Chi vuole fare sport in maniera non compassionevole, ha bisogno di altri riferimenti rispetto a quanto fin qui elaborato. Non bisogna solo blaterare di sport e diabete di tipo 1, bisogna crederci fino in fondo.
Per il futuro, mi riservo di sperimentare approcci diversi:
1) allenamento a digiuno in ambiti di sforzo prolungato più intenso (media alta intensità, cambi di ritmo, salite a tutta)
2) approccio “eat & bolus” … ovvero inserire anche i boli di ultrarapida in attività fisica a seguito di integrazioni più “corpose” senza affidare tutto il lavoro di metabolizzazione esclusivamente alla basale … ma su questo lavorerò (a dire il vero l’ho già fatto) in ambito ultratrail dove sono più coinvolto e motivato alla sperimentazione coraggiosa.

Tutto questo lavoro di sperimentazione metabolica su me stesso, magari non priva di errori e refusi, è frutto del mio personale “smazzamento” senza supervisione alcuna di nessuno. Non perché io ce l’abbia con medici e addetti ai lavori, ma perché credo che se parliamo di autosufficienza e reale capacità di gestione, la dobbiamo dimostrare soprattutto alla prova dei fatti. E’ inutile predicare di educazione terapeutica e inneggiare al “con il diabete si può” quando poi al momento della fatidica “impresa” se non abbiamo il dottore di turno che via smartphone ci monitora ci sentiamo perduti.
Sennò di cosa stiamo parlando? Di ospedalizzare anche una delle poche espressioni di libertà e autodeterminazione che ci rimangono: la vita sportiva all’aria aperta! Capisco quando c’è di mezzo la ricerca scientifica con protocolli ben definiti, ma se si tratta di libero esercizio fisico in libera persona, che c’azzecca? I compiti si fanno a casa, e poi si parte, con la propria testa e quello che si è imparato.
Personalmente non ho mai avuto conseguenze da mie azioni terapeutiche tali da richiedere l’intervento del 118 o di un medico o di un aiuto esterno e se commetto errori questo spesso capita in ambito extrasportivo non durante prove atletiche anche impegnative. Quindi il pericolo NON esiste, ovvero esiste nella misura in cui è vero pericolo e riguarda tutti indistintamente. E se si continua a vedere l’attività fisica che va oltre la fitness metabolica come qualcosa di potenzialmente pericoloso, allora ciò significa che a) non si sa cosa vuol dire fare sport b) meglio mettere tutti gli sportivi diabetici sotto vigilanza “manu armi” così da impedirci di fare cose anche difficili ma assolutamente normali …

Due citazioni, una di mio conio e una di Ferdinand Celine. A voi scegliere quella che preferite.
1.“Fare cose difficili non significa fare cose anormali, fare cose anormali non significa fare cose difficili”
2. “Ve lo dico io, gentucola, coglioni della vita, bastonati, derubati, sudati da sempre, vi avverto, quando i grandi di questo mondo si mettono ad amarvi, è che vogliono ridurvi in salsicce da battaglia… È il segnale… È infallibile. È con l’amore che comincia”