TUCMA 2016 - Francavilla Al Mare - dal 10 al 13 marzo 2016

TUCMA REPORT

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TUCMA 2016 … un Camp a 364 gradi!
testo di Cristian Agnoli,  presidente DNL

Settantadue ore di full-immersion sulla pratica sportiva di endurance nell’atleta con diabete di tipo 1, ovvero TUCMA, the Ultimate Camp Mellito Abruzzo, il training camp multidisciplinare targato DNL, svoltosi dal 10 al 13 marzo 2016 in quel di Francavilla al Mare, provincia di Chieti.
Qualche defezione per cause di forza maggiore ridusse a “solo” quarantacinque i “ditipo1” registrati presso il nostro desk al Park Hotel Alcione, quartier generale dell’evento.
Padrone di casa Marco Ironman Marelli, che “convinse” e “persuase” il presidentissimo DNL a portare nella regione Abruzzo l’edizione “Ultimate”.
Ultimate come “sommo” o come “ultimo”?
Alla nostra capacità di rinnovarci e rigenerarci decidere del futuro dei camp DNL. Intanto procediamo nel racconto di questa edizione nel segno della sperimentazione e della consapevolezza. IMG-20160312-WA0038
Lo staff medico vide quest’anno ricomposta la coppia Vasta-Sudano, cui si aggiunsero forze fresche dalla diabetologia di provincia: Laura Nollino dalla MARCA trevigiana e Andrea Benso dalla landa piemontese.
Altri specialisti in endocrinologia e malattie del ricambio annunciarono la loro presenza, ma per ragioni diverse dovettero poi rinunciare. Ci saranno altre occasioni.
Per la parte nutrizionale, alla nostra collaudata Monica Miccio, si unì il bravo, giovane e preparatissimo Diego Palazzini che “bene” si mosse anche come “assistente alla plicometria” e alla spillatura del lattato, memorizzando e metabolizzando il protocollo “sperimentale” elaborato dalla tormentata mente diabolica presidenziale.
Staff sportivo d’eccellenza, adeguato a numero dei partecipanti e delle discipline. Huber Rossi e Antonio Serratore del Marathon Center seguirono i ciclisti e i test-trial sperimentali, Alex Baldaccini il podismo e il duo Johnathan Ciavatella e Luciano Di Renzo il nuoto.
Con allenatori e tecnici di questo livello si dovette fare i conti anche con i tanti impegni agonistici e non che li costrinsero a lievi partenze anticipate o a brevi interruzioni, ad esempio, per partecipare ai campionati mondiali di cross universitari.

Addì giovedì 10 marzo.
Alla spicciolata si susseguirono gli arrivi: visi noti per lo più, ma anche new entry alla prima partecipazione.
Nel frattempo qualcuno mise pure su famiglia … e gli infant non mancarono di rallegrare l’atmosfera!
Arrivarono pure le attesissime uova di Pasqua del nostro cioccolatiere Giuliano seguite a stretto giro dalle mignon di grappa e dalle bevande dei tempi andati (cedrata, chinotto, gazzosa, aranciata rossa, acqua tonica) per gentile concessione di Andrea.
Il tutto si aggiunse a tshirt, felpa e magnete personalizzati dedicati all’iniziativa, oltre ai copricapo multiuso donati dalla Fit Program Triathlon. Apprezzatissimi per acclamazione generale.
Tra saluti, scarico bagagli e check-in ebbero inizio i “corsi base” per consentire a chi di “rispolverare” e a chi di “conoscere” alcuni fondamentali dell’alimentazione e della fisiologia dell’esercizio. Monica e Maurizio, rispettivamente, allietarono la platea con le loro pillole di educazione nutrizionale e di meccanismi energetici.
Tutto ciò per livellare il gruppo e giungere alle successive giornate colmando eventuali gap formativi.
Qualche overbooking delle promesse sale conferenze costrinse il gruppo a spostamenti tra aule, aulette e saloni, ma alla fine, come sempre, pragmatismo e tolleranza consentirono al Camp di svolgersi secondo i piani previsti.
Alla prima cena bottiglie e bottiglioni di vino comparvero all’improvviso sui tavoli, contravvenendo al bonario divieto presidenziale di portare alcolici. La caposala rimbrottò di fronte alla incauta richiesta di calici.
Fu necessario mediare, ma tutto si risolse al meglio, anche perchè c’erano dei compleanni da festeggiare.
Il Briefing di Benvenuto si svolse senza soluzione di continuità nella sala dei banchetti, con video proiettore e schermo installati al momento. Non fu necessario l’uso di microfoni, bastò il semplice schiarirsi la voce.
Con l’arrivo del duo Huber-Antonio del Marathon Center fu possibile perfezionare la presentazione del profilo sportivo dei partecipanti con i dati emersi dai questionari inviati all’atto dell’iscrizione.
Il complesso e ricco programma fu esposto dal presidentissimo, che invitò tutti a “dare un senso” al proprio camp, cucendosi addosso il proprio abito “sportivo” su misura. Ognuno potè interpretare a piacere il programma, mettendosi alla prova secondo le proprie inclinazioni.
Possibili furono diversi approcci, egualmente costruttivi e importanti, alle settantadue ore di sport, con cinque sedute di allenamento, tre grandi-briefing, quattro lezioni “magistrali”, sei pasti carboconteggiati e bromatologizzati, quattro test trial, quarantacinque plicometrie, foto di gruppo, uscite estemporanee e chi più ne IMG-20160312-WA0030ebbe più ne mise.
Opportunità per atleti di tipo 1 di ogni tipo: dal podista incallito al piccolo trottatore, dal triathleta in erba a quello navigato, dal ciclista duro e puro all’atleta multidisciplinare, dallo sportivo “alla come riesce” all’atleta evoluto.
Si sottolineò più volte come non fosse necessario fare tutto, tanto o troppo, ma fare ciò che fosse sostenibile e in linea con il proprio patrimonio di potenzialità. Consapevolezza, forever!
Le novità più rilevanti dell’edizione 2016 furono parecchie:
– la presenza di allenatori “dedicati” alle singole discipline;
– la maggior responsabilizzazione dei gruppi di allenamento nel gestire il tempo a disposizione per gli allenamenti, intesi nel senso più lato del termine: lezione teorica, prova pratica, raccolta e discussione dati altetici e metabolici;
– la predisposizione di quattro allenamenti sperimentali (test trial) finalizzati alla verifica di alcune risposte funzionali e metaboliche. Due tipologie di allenamento, entrambe di qualità, in forma di “interval trainng” per i podisti, e di “progressivo alla soglia” in cronoscalata per i ciclisti. Il tutto a ripetersi due volte, in prima e seconda convocazione, in fasi diverse: ovvero prima convocazione a digiuno e seconda convocazione in fase post prandiale (a circa 3 ore-3h30 dal pasto).
Ne vedremo delle belle?
Per il nuoto si preferì invece a limitarsi a lezioni di tecnica, in unica soluzione mattutina presso la vicinissima piscina concessaci gratuitamente in uso grazie all’intercessione di Nonno Marelli.
Dunque sperimentatori “protocollari” o sperimentatori “fai-da-te”, tutti ebbero l’opportunita di provare cose nuove o di riprovare a ripetere meglio cose già fatte, per trarre conclusioni, stimoli e nuove conoscenze, o semplicemente per fare cose che magari a casa da soli non sì avrebbe la forza, il coraggio, la testa di intraprendere.

Addì venerdì 11 marzo
IMG-20160312-WA0007Drinn .. la sveglia suonò di buon’ora alla mattina, tant’è che alle 6.45 iniziarono le prime session in barba al meteo ballerino.
In particolare i temerari ciclisti, sfidarono la pioggia e le dissestate strade abruzzesi.
Non da meno furono i podisti, sperimentatori e non. Mentre per i nuotatori poco cambiò, in acqua sempre e comunque.
Le uscite a digiuno, quest’anno, contemplavano anche workout impegnativi e non solo blande attività “lipidiche” o sedicenti tali. Le ripetute sui mille a digiuno mica furon bruscolini!
A colazione ci si ritrovò al buffet e la giornata sembrava iniziata da un pezzo. Per un attimo tutti si scordarono di applicare i preziosi consigli nutrizionali del pomeriggio precedente.
Alle 9.30 tutti in sala Maia. Il Presidentissimo aprì così ufficialmente i lavori con la consueta relazione descrittiva sulle “identità di tipo 1” ricavate dal questionario incluso nel modulo di adesione: fu così presentato un quadro piuttosto preciso della gestione atletica-nutrizionale e terapeutica dei presenti. Un classico, ma sempre molto interessante, specie con i dati confrontati a quelli degli anni precedenti e commentati con autorevolezza e competenza dallo staff medico presente, puntualmente coinvolto nel dibattito.
Dopo la pausa caffè fu il turno della session curata da Maurizio Sudano, una sorta di excursus del piccolo laboratorio dal basso che DNL rappresenta. Casi e sperimentazioni dallo storico DNL, ribattezzati ironicamente “Cold Cases” e rispolverati per l’occasione. Non solo test e attività di gruppo, ma anche singole esperienze individuali in diverse discipline reperite dall’immenso archivio telematico del sito wwww.diabetenolimits.org che nei prossimi mesi subirà una radicale ristrutturazione per renderlo più fruibile di più facile accesso.
Grazie a Gianluca per averci messo la propria competenza: ora DNL ha a disposizione una piattaforma digitale al passo con i tempi.
E da qui a fine 2016 ne coglieremo i frutti, uno ad uno, come si spicca l’acino dal grappolo maturo!
Le attività proseguirono dunque senza soluzione di continuità e condussero l’allegra truppa al pranzo.
Altra novità fu l’istituzione in via sperimentale del “Food Point”, ovvero di un tavolo dedicato dove a turno sedettero una decina di partecipanti/interrogati a fianco dello staff nutrizionale. Ciò consentì loro una disamina più ragionata, esaustiva e corretta del pasto consumato, delle relative implicazioni bromatologiche, della porzionatura e della inclusa quantificazione del contenuto di carboidrati. IMG-20160313-WA0043
Il meteo nel pomeriggio migliorò e consentì alle attività previste di svolgersi in maniera più “serena”.
Sperimentazioni in cronoscalata per i pedalatori (progressivo alla soglia) mentre per i podisti una bella uscita su percorso collinare assieme ad Alex Baldaccini e con vari pacer a modulare il ritmo. Niente nuoto in acque libere: le condizoni del mare non lo permetterono.
Per i report relativi workout alcuni partecipanti furono incaricati di redigere delle relazioni che verranno pubblicate, quando pervenute, in sezione dedicata. Dunque non ce ne vogliate, ma in questo report riassuntivo non approfondiremo più di tanto.
La session atletica pomeridiana comprese anche piccoli momenti di teoria dell’allenamento e spazi per i briefing post-exercise dei singoli gruppi di attività: tutto fu lasciato, volutamente, alla capacità di autogestione e autodeterminazione degli stessi.
Tempi, competenze e spazi erano noti: ai partecipanti saperli sfruttare, senza la necessaria presenza di “cani da guardia”.
Camp Mellito, a costo di essere ripetitivi … esercizio di libertà!
La cena, come sempre, momento di convivialità che concesse agli atleti il meritato ristoro. Menu e qualità della cucina incontrarono per lo più i gusti e le aspettative dei partecipanti, con un buffet ricco e piatti commisurati alle esigenze dell’atleta di endurance impegnato in bigiornaliere attività atletiche, session teoriche impegnative e continua vigilanza e conversazione.
Dopocena di Grande Briefing con platea stanca ma ancora attenta, avida di sapere e operosa nel prendere appunti. Tutti sul pezzo.

Addì sabato 12 marzo
Anche il sabato ebbe l’oro in bocca. Per la maggior parte la sveglia sempre puntata fu alle 6.00!
Tutti ad allenarsi … rigorosamente a digiuno!
Piscina, corsa a piacere, cronoscalata in sperimentazione, uscita libera sui pedali. Le opzioni non mancarono mai e sembrò proprio che nessuno se le volesse lasciar scappare, anche se i segni della fatica cominciarono pian piano a farsi sentire nelle gambe, negli occhi, nella testa e nel metabolismo di tutti.
La lezione magistrale mattutina vide sugli scudi questa volta Doc Mario Vasta, con la sua relazione a trecentossanta(quattro) gradi sull’utilizzo dei substrati energetici nell’atleta di endurance con diabete di tipo 1.
The Ultimate Mario Vasta … un esempio di rara eccellenza nel dispensare consigli, spiegare concetti complessi con parole semplici e contestualizzare il tutto ai casi pratici. Impossibile non uscirne arricchiti e sopratutto rinnovati nello spirito, nelle motivazioni e nella capacità di applicare utilmente quanto appreso alla propria quotidianità.
Il coffee break venne utilizzato per effettuare su tutti i presenti la temutissima “plicometria”.
IMG_20160312_111609Pinze alla mano, tutti in fila e in mutande vennero meticolosamente pesati, misurati e pizzicati secondo il protocollo Marathon Center. L’accuratezza con cui furono effettuate in questa occasione non permise contestazioni da parte di nessuno. La massa grassa quella fu e quella è. Punto!
Il pranzo vide una limitatissima assunzione di fibre, seguendo i consigli degli specialisti. In caso di imminente performance atletica post-prandiale bene fu mangiar leggero e non rallentare l’assorbimento. Il corpo subito pronto dovette farsi trovare all’appuntamento con lo sport pomeridianoLe condizioni metereologiche aiutarono e il sole prevalse sulle nuvole. Questo è quello che ci aspetteremo dal litorale adriatico.
Programma da rispettare che prevedeva l’uscita lunga per i ciclisti.
Costretti dunque furono i “ciclomelliti” a partire subito dopo pranzo, intorno alle 14, con ancora processo digestivo e insulina in azione. Bastarono i consigli e le criticità sottolineate da Mario Vasta per permettere a tutti di performare in linea con le proprie aspettative e i propri desideri? Ai diari e alla parola dei protagonisti il raccontarcelo. Anche se non pochi furono i ciclisti che ebbero qualche problema nel gestire il proprio imperfetto metabolismo degli zuccheri a insulina esogena.
La session atletica pomeridiana del sabato dunque non fu meno ricca e impegnativa di tutte le altre che la precedettero e seguirono.
Le sperimentazioni si andarono a concludere con le ripetute sui mille in seconda convocazione ovvero in fase post prandiale. Si rese necessario qualche avvicendamento e qualche altro podista si aggiunse “fuori protocollo”. Si spillarono gli ultimi lattati, si rilevarono le ultime risposte glicemiche. Nel frattempo Mario Vasta iniziò i podisti “liberi” al mondo delle ripetute in salita.
La stanchezza avvolse i presenti con il tramontare del sole. Programma intenso e “pesante”. Nonostante molto si lavorò  per l’ottimizzazione e lo sfoltimento dei briefing. Forse sarebbe stato il caso di alleggerire ancora di più per mantenere tutti più sul pezzo e limitare i casi di ipersensibilità all’insulina e di iposensibilità all’apprendimento. Le scorte energetiche depauperate incisero assai sulle scorte epatiche di zuccheri. La stanchezza appannò talvolta le idee.
Il briefing serale vide il collegamento via skype con doc Sudano, nel frattempo costretto a rientrare sull’ospedale di Urbino per obblighi lavorativi inderogabili.
Lo stesso fu comunque in grado di elaborare e commentare i risultati dei test sperimentali appena conclusi grazie a un fantastico e puntuale lavoro di équipe e al supporto delle nuove tecnologie.
I book e i casi dei singoli individui, sempre oggetto, nei precedenti camp, di discussione e analisi durante i “famigerati” briefing metabolici, quest’anno passarono in secondo piano. Lavagne, pennarelli e griglie metaboliche rimasero inutilizzate. Il pragmatismo vinse sul desiderio di “briffare” tutti uno ad uno.

Addì domenica 13 marzo.
Il gran finale domenicale vide il cattivo meteo interporsi. La particolare formula di triathlon promozionale diabolicamente organizzata dal prode Marelli avrebbe pemesso a tutti i partecipanti di condividere in convivialità ed allegria la multidisciplina, chi a livello individuale, chi in team duo, chi in team trio.
Ci volle quasi un’ora nel briefing serale per organizzare staffette, team e spiegare percorsi e tempistiche. Tanto rumore per nulla.
Venne infatti la pioggia. Con comunicato ufficiale via whatsapp inapellabile fu deciso di sospendere lo svolgimento del triathlon.
IMG-20160313-WA0032Rammarico generale, ma ci fu anche chi tirò un sospiro di sollievo. Programma rivoluzionato dunque.
Attività libere con il gruppo podisti, il più numeroso, a lanciarsi in una corsetta sotto la pioggia sul lungo mare.
Qualche indomito ciclista si dedicò ai rulli, gli altri partecipanti si cimentarono in attività varie: relax, passeggiata, riposo, riflessione.
Il Gran De-Briefing venne anticipato prima di pranzo, così da accelerare i tempi e consentire ai più lontani di prendere la via di casa in anticipo sui tempi previsti.
Qualche problema per recuperare le biciclette: qualcuno inavvertitamente dimenticò di consegnare le chiavi alla reception.
Alla fine fu scoperto il colpevole (ma al padrone di casa Marelli non fu possibile infliggere pene corporali) e le bici recuperate e caricate sulle rispettive autovetture.
Pranzo di gala ricco e con piena libertà alla cucina di sfornare i piatti tipici della propria terra. Tutti mangiarono, bevettero e brindarono.
Baci e abbracci, sotto la pioggia, si ritorna a casa.
Ultimate o Penultimate Camp Mellito? Ai posteri l’ardua sentenza.
TUCMA 2016 … un camp a 364 gradi … roba da far girare la testa … ma guai a perderla: con o senza diabete, MIND FIRST E soprattutto … RE-MIND first!