VESUVIO SKYMARATHON TRAIL

Cristian Race Report 7 maggio 2017

“Felicemente … Esimo!”
testo di Cristian Agnoli, dm1 dal 2005, VR, 45 anni

46k 2500d+ In 5h22
16a pos. Assoluta 14° maschile su circa 140 finisher
(a 1h18 dal primo, ben inteso!)

Preambolo (del paraculo 2.0) alla VSKM 46
Iscrizione non prevista a questa prova di endurance trail in terra partenopea, decisa un paio di settimane prima conciliando ambizioni sportive e visita parenti (previo pausa lavorativa gentilmente concessami)
Dopo la BVG [link] finita sulle gambe dello scorso aprile, negli allenamenti ho ritrovato una brillantezza che non ricordavo da tempo, non tanto nei riscontri cronometrici, comunque indicativi(es. salita Veleno 8,8 km 1100 d+ in 58 min) ma nella facilità di corsa e di recupero e nel piacere di uscire a correre.
In effetti ho riguardato un po’ in numeri e ne ho messo dentro di “roba”. Insomma dal 5 febbraio al 30 aprile (11 settimane) ho fatto “cose” tipo 960 km e 7600 minuti di allenamento a piedi e 300 km in bici. Dislivello positivo circa 40000 metri.
Ho lavorato bene, la bastonata di fatica delle 11 ore e quaranta alla BVG invece che stordirmi mi ha rigenerato, ho migliorato il mio piano di allenamenti e la sua sostenibilità.
E udite udite, dopo 4 anni ho sostenuto di nuovo un test di soglia Vo2max che mi conforta sul fatto che il motore c’è ancora (62 Vo2max in rapporto all’età è considerato: eccellente!).
Devo tuttavia eseguire tutti i tagliandi e regolare la centralina di comando ovvero la testa. COSTANTEMENTE!
Un piccolo problema alla schiena (classico colpo della strega mentre sollevi carichi pesanti facendo lavori a casa) mi ha messo in apprensione a metà settimana. Il destino ha voluto che riuscissi a superare non so come la fase acuta e presentarmi al via, incredibilmente, al 100%, e soprattutto riposato, visto che da giovedì mattina (giorno del test vo2max) ho scaricato completamente.
Quindi niente scuse: decido di mettermi alla prova su una distanza più abbordabile ma comunque probante (46Kx2500d+) per vedere le mie risposte su ritmi un pelino più sostenuti e, per una volta, trasferire le sensazioni in allenamento alla gara. Il tutto sempre in ottica LUT 2017 di fine giugno che rimane il mio principale (e a dire il vero unico) obiettivo trail della stagione.
Costi di iscrizione abbordabili (45 euro), percorso molto interessante su vulcani e “sabbia dell’inferno”, logistica perfetta nonostante gli 800km di distanza da casa, grazie al comodato d’uso gratuito di alloggio, pasti e Nissan Micra della suocera. Trasferta quasi low cost. Tuttavia (vedi sotto) il trail NON si può certo considerare oggigiorno SPORT economico. Insomma, quando si dice che per correre basta poco, non è affatto vero.

La gara
Non conoscevo il percorso, avevo studiato un po’ il roadbook giusto per memorizzare l’alternanza di discese e salite, ma non potevo evincere le reali difficoltà tecniche.
Il bello del trail è proprio questo. Che noia ripetere! Da uno scenario simile comunque mi aspettavo una gara stupenda e così è stato. Da segnare in agenda.
Partenza puntuale alle 7.30 di domenica 7 maggio da Ottaviano.
I primi 17 km sono paragonabili a una ecomaratona. Una lunga salita corribile, prima su asfalto (2km) poi su sterrato in alternanza di piste forestali, sentieri bellissimi e sterrati ripidi. Corro regolare, senza forzare, con un occhio al cardio e uno a dove metto i piedi. La nebbia in quota ci impedisce di vedere i crateri, ma non di immaginarli. Splendidi i volontari sempre sorridenti e pronti a dare cinque.
Prima discesa su strada asfaltata dismessa, poi sempre per piste dal fondo morbido.
Durissima ma bellissima l’erta ai 1200 mt di Cognoli di Ottaviano, sembrava una skyrace.
In salita recupero con facilità e tengo a portata almeno otto concorrenti.
Da qui il percorso è selvaggio e trail puro. Le discese a dire il vero sono piuttosto semplici e dunque ideali per chi sa far girare le gambe. Io non sono tra quelli.
Recupero però nei tratti di corsa su saliscendi e soprattutto in salita. Poco prima del ristoro del Km 30, tra le serre di albicocche, vengo raggiunto da Francesca Canepa, un missile in discesa. Nella ripidissima salita assolata per Croce di Castello recupero cinque o sei posizioni e poi in un bellissimo tratto di pista monotraccia corribile mi metto in scia della fortissima runner valdostana già vincitrice di Tor des Genats e 4k. Mi concedo anche il lusso di passarle un po’ d’acqua e di chiacchierare con lei.
L’umida, selvaggia e ripida salita a Punta Nasone si fa sentire. Faccio fatica, piccoli cenni di crampi agli adduttori mi suggeriscono di accorciare il passo. Comunque recupero una posizione con dietro la Canepa “francobollata”.
Ultimo ristoro disertato con volontari ballerini, ubriachi (e forse fumati) in totale anarchia e impegnati nell’arrostire carciofi a suon di musica, mentre noi proseguiamo il nostro viaggio della fatica.
Nel tratto di mangia e bevi in quota perdo velocità. Inizio la discesa tecnica nel bosco un po’ incartandomi. La Canepa fa valere il suo talento. Io lentamente mi riprendo ma solo una volta innestatomi nel sentiero di Spartaco, esile traccia in falso piano dove torno a correre bene. Qui distanzio un concorrente che mi aveva ripreso. Ma oramai ho perso la scia buona. Ultima discesa su stradello dritto e caldo, ma per fortuna dal fondo sabbioso, che ammorbidisce l’impatto.
Il mio gps segna qualche chilometro in meno, dunque non ho certezza di quanto manchi all’arrivo. Ritrovo l’asfalto e anche l’energia per spingere di corsa l’ultimo chilometro e arrivare al traguardo del palazzo mediceo di Ottaviano cogliendo di sorpresa anche i miei famigliari che non mi aspettavano così presto.
Bambini corrucciati perchè non mi hanno visto arrivare e volevano passare sotto il traguardo con me. A nulla serve promettergli di ripetere l’arrivo in differita. No, volevano farlo in diretta! Sgrunt, doppio Sgrunt!
Dunque la prossima volta devo andare più piano, o addirittura avvisare, per non far perdere l’arrivo ai miei pargoletti.
Quando scoppi perchè scoppi, quando vai forte perchè vai troppo forte… insomma, qui la famiglia continua a tenermi sotto pressione. Evviva, se non ci fossero loro!
Poca pressione invece dalla spina della birra … i concorrenti della gara corta si sono bevuti tutti i fusti: riesco a malapena ad avere un mezzo bicchiere.
Ottima la pasta e piselli servita da catering professionale e in genere l’atmosfera da festa di paese.
Per il resto, ricerco la mie soddisfazioni principalmente nelle sensazioni che provo mentre corro e scansiono la fatica. Personaggi simpatici anche qui (citazione speciale a Michele Petrone già conosciuto alla BVG e organizzatore della prima edizione del trail sull’Alta Via dei Monti Lattari da Massa Lubrense a Cava dei Terreni, 16.17 settembre save the date!) ma anche qualche faccia “scura” … insomma lo sport fa bene, ma non sempre e non a tutti!
Balisaggio perfetto, ristori puntuali, volontari nei punti necessari, premiato nei primi 15 uomini da buon sacchettaro con annuncio Cristian Agnòli Team Di-a-be-te-no-li-mi-ts-ita-lia nell’indifferenza totale. Della serie non ci caga nessuno. Cosa chiedere di più?

Metabolicamente
Terapia: Tresiba in basale 14ui, Apidra in analogo ultrarapido ai pasti. Rapporto Insulina carboidrati: colazione 1 a 14, pranzo 1 a 11, cena 1 a 10. 45 anni, diabete #ditipo1 dal 2005. Ultima glicata 7.3 (novembre 2016).

Allego il book, ribattezzato handybook, visto che ho voluto compilarlo a mano senza l’ausilio di fogli elettronici e cpu.
Anche questa volta non ho avuto supporto dal sensore Freestyle, che continua a manifestare alta incidenza di inaffidabilità.
Già nei giorni precedenti ogni tanto faceva le bizze, ma poi il giorno della gara ha smesso DEFINITIVAMENTE di trasmettere i dati. Dunque ho fatto solo rilevazione manuale a inizio e fine gara. Il freestyle è rimasto nel taschino dello zaino.
Ribadisco che non è quello che vorrei, ma, per mia fortuna, ho approfondito talmente la mia conoscenza di risposte glicemiche, terapie e prove atletiche, che corro tranquillo anche senza il monitoraggio. E’ un po’ come uno che si allena con il cardio e non gli funziona più. Si può andare avanti lo stesso, anche se visto che lo sai usare nella maniera giusta e lo hai pagato, vorresti facesse il suo fottuto dovere.


Ciò detto, vedi specchietto ad hoc, avevo programmato una strategia delle integrazioni mirata e indipendente dalle glicemie, ma basata su insulinizzazione, stima consumi energetici, durata e intensità previste e tipologia integratori graditi. Totale autosufficienza. I ristori sono in più per i cibi solidi, solo per acqua.
Al contrario della BVG dove avevo utilizzato i fondi di magazzino, questa volta ho selezionato prodotti ad hoc e a me graditi e testati.

Specchietto strategia integrazioni

Ho deciso di non fare colazione e di portarmi ai nastri di partenza a digiuno, forte anche di un carico di carboidrati nella giornata precedente, cena inclusa (in queste quattro settimane ho abituato il mio corpo alla privazione di cibo mattutina pre allenamento con qualche uscita a digiuno in più e ho provato anche un nuovo beverone fai-da-te di maltodestrine subito prima di iniziare allenamenti intensi e lunghi).
Per la gara ho programmato più integrazioni liquide con beveroni di maltodestrine e sali autoprodotte da assumere in partenza e nel durante (pronta in una soft flask cui dovevo solo aggiungere l’acqua al ristoro e shakerare … buonissima, slurp!).
La mia “tabella” prevedeva un minimo di circa 170 gr di cho, di cui 150 da maltodestrine, su circa 6 ore di tempo gara stimato (ovvero circa 30 gr pro ora, ovvero poco meno di 0,5 gr pro kg pro ora, dunque la metà del massimo suggerito in ottica massimizzazione performance … ma ad aumentare si fa sempre in tempo).
In realtà ne ho assunti circa 160 di cui solo 120 da maltodestrine, ma sono stato in giro meno tempo. Sarebbe stato forse il caso di aumentare un po’ (invece di diminuire) ma soprattutto di mantenere la prevalenza di cho a lento rilascio anche nella seconda parte di gara.
Non ritengo di poter “sostenere” integrazioni tanto maggiori su questi ritmi (per me frequenza media 155 battiti, ovvero fisso in zona 1-2 con sconfinamenti in zona 3 in salita).
Per il resto mi sono affidato ai gel liquidi della Syform Maltogel (maltodestrine pure) e Explosive (energia pronta) da assumere assieme a qualche sorso d’acqua oltre a un paio di barrette energetiche mango/pesca di scorta (non utilizzate)
Da un punto di vista glicemico, vengo da un periodo di ottimo compenso (spero la prossima imminente glicata mi conforti in tal senso), confermato anche nei giorni-ore precedenti la gara, sveglia a parte.
Al risveglio h 5.15, infatti, ho fatto 2 ui di bolo correttivo per riparare all’over 200 (vedi diario) e 5 minuti prima della partenza, dopo aver riscontrato un 174 md/dl, mi sono scolato il beverone di cui sopra da 45 grammi di cho.
All’arrivo, dopo 5 ore e 22 minuti, ho riscontrato un 87 mg/dl. Nel durante nessuna rilevazione. Freestyle out of order e troppo concentrato, impegnato e sicuro di me per fare misurazioni manuali maneggiando strisce, glucometri e pungidito.
Integrazioni di gara: Dopo circa 2 ore un maltogel da 28 gr alternato a sorsi d’acqua, dopo circa 3 ore il secondo beverone da 45 cho. E fin qui tutto bene.
La mia tabella delle integrazioni prevedeva di procedere con un altro malto gel intorno alla quarta ora e a breve distanza un explosive, questo in previsione dell’accumulo di fatica e del tempo di gara su ritmi importanti.
Non so perchè al ristoro ho visto la Pepsicola, e ho scelto di prendere mezzo bicchiere e basta: pensavo di “mangiarmi” l’ultima salita senza fatica e senza bisogno di integrazioni addizionali: mi sentivo così bene che non volevo cambiare nulla.
Errore … mi sono sopravvalutato e ho dimenticato di mettere in pratica le cose che so e che servono. Pur non perdendo posizioni, ho arrancato nei 400 mt d+ successivi.
In quota ho preso (finalmente) un gel explosive (energia rapida) e in discesa un lecca lecca. Tutti zuccheri semplici.
Può essere che sono tutte “pippe” inutili, però se avessi rispettato il mio piano avrei “cacciato” almeno 7-8 minuti sul crono, forse riuscendo a tenere testa aFrancesca Canepa con cui ho condiviso la parte centrale di gara e mi pareva pure di tenerla facile soprattutto in salita.
Al traguardo ovviamente felice anche se con il rimpianto di non essere riuscito a sprigionare il mio potenziale quando serviva, ovvero nell’ultima salita e nell’ultima discesa. Qui è stato un combinato disposto tra miei limiti mentali e piccoli errori. Giornata quasi perfetta ma in ogni caso felicemente …. esimo!
Mi spiace solo perchè una giornata con queste sensazoni positive non so se mi ricapiterà mai più.
Pazienza, ora guardiamo avanti e continuiamo così, sempre senza illudersi e sognare. Esimi siamo ed esimi rimaniamo! Il primo mi ha dato 1h18 minuti.

Equipaggiamento
Nello schizzo qui sotto il mio allestimento gara, nel pieno rispetto del regolamento di gara, ivi inclusa la generica voce “materiale di primo soccorso”. Come calzatura ho scelto l’ultima arrivata nella mia scuderia: la Scarpa Neutron, davvero una sorpresa. Stabile, reattiva, ammortizzata il giusto, con una suola Vibram Megagrip super. Ora il mio parco scarpe endurance 2017 è completo: Scarpa Neutron, Tecnica inferno 3.0, Hoka Mafate Speed 2. Ma se devo scegliere il miglior rapporto qualità prezzo, opto per la Scarpa Neutron (si trova facilmente a 99 euro)
Ho scelto abbigliamento leggero (braghette e canottiera monostrato) rinunciando alla divisa ufficiale Veronatrailrunners nuova nuova, perchè volevo correre leggero e libero.
E la scelta si è rivelata azzeccata. In quota nebbia e forte vento, ma temperature perfette per pantaloncini e canottiera. Zaino da 5 lt con capacità d’acqua max fino a 1 lt e 25 ml … i ristori erano piazzati al posto giusto e non sono mai rimasto a secco di liquidi.
Nel disegnino oltre a descrivere l’abbigliamento e l’equipaggiamento, ho voluto aggiungere il prezzo di costo di ciascun pezzo giusto per farsi un’idea.
Trail Biz … “Bìsnèss Is Bìsnèss”.


Non sono certo immune dall’acquisto compulsivo di prodotti e attrezzature per lo sport (scarpe, vestiario, accessori, novità, cose utili e inutili) ma osservando i concorrenti che mi stanno intorno, la maggior parte indossava zaini Salomon (i più costosi), abbigliamento Compressport e X-Bionic (idem) calzature Hoka e gps Suunto o Garmin di ultima generazione. Se a questo aggiungiamo tutto quello che qui non ho elencato (pensiamo a tutto il materiale obbligatorio e accessorio necessario per molti ultratrail, integratori, visite mediche, terzi tempi memorabili, birre offerte a cani e porci dopo una bella performance), ma anche che molti trailrunner si iscrivono minimo a un ultra al mese in giro per Italia, Europa e pianeta Terra (oltre a qualcos’altro), e tenuto in considerazione logorio e necessario rinnovo di tutto l’equipaggiamento a volte entro i 12 mesi, stimo il capitale annuo necessario per una stagione di corsa trail che includa la partecipazione a qualche gara famosa del circuito WorldTour, ma anche no, in non meno di 5000 euro (costi di trasferta inclusi). Insomma una fetta del budget mensile (più o meno importante a seconda del reddito) va accantonato per soddisfare la nostra voglia di “trail”.
Adesso capisco perchè oramai tutte le ditte produttrici di articoli sportivi si buttano anche sul trail: siamo un pozzo senza fondo da cui attingere! Spirito Trail!