GardaTrentinoTrail 2016

Arco-Riva del Garda, 7 maggio 2016

Schermata 2016-04-27 a 17.54.58Luisa e Cristian ancora a tutto trail!
E Tutti finisher!

Luisa chiude la sua TennoTrailExperience (28k 1500d+) in 4:13:20 … 78^ assoluta.
Cristian chiude la prova lunga (60k 3500d+) in 8:27:32, 45° assoluto.

LUISA RACEREPORT

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Dopo la BVG RUN (25 Km + 950 m) e la RUN FOR SCIENCE (mezza maratona) concluse nel mese di aprile, decido di iscrivermi alla Tenno Trentino Trail, in modo da proseguire con l’allenamento per il Trail della Vigolana in programma ai primi di giugno.
La partenza è prevista ad ore 13.30. Trascorro una mattinata tranquilla e arrivo ad Arco ad ore 10.00 per il ritiro pettorale. La giornata è soleggiata e la temperatura è estiva. Nelle 2 ore prima della partenza bevo a piccoli sorsi circa 1 l di acqua perché temo il caldo in gara. Con il pulmino raggiungo la zona partenza, a Tenno, dove attendo il passaggio di Cristian, impegnato nel percorso più lungo. Lo vedo arrivare, lo incito, rallenta e mi bacia pure! Ah ah!!! Foto! Ci sono alla partenza alcune persone che conosco, tra cui il mio amico Damiano: ci immortaliamo in qualche foto prima della sudata e poi tutti al via.
AGONISTICAMENTE
Ho fatto 2 errori:
Non ho portato con me i bastoncini che sarebbero stati utili nella salita ed anche nella discesa, a tratti ripida.
Ho bevuto troppa acqua prima e durante la gara, di conseguenza non sono stata bene di stomaco soprattutto durante il rientro in discesa, rallentando drasticamente il ritmo e giungendo all’arrivo parecchio oltre il tempo che mi ero prefissata.
Durante i primi Km ho faticato a causa del caldo (teniamo presente che erano le 13.30): infatti il primo tratto era completamente sotto il sole, poi fortunatamente si entrava nel bosco. Fino al 13° Km nel complesso ho mantenuto un buon ritmo, alternando la corsa alla camminata in base alla pendenza. Dopo il 13° Km la salita ha iniziato a farsi più impegnativa e non avendo i bastoncini, ho rallentato la mia ascesa. Quando finalmente potevo “accelerare” in discesa, ho iniziato a stare male di stomaco e mi sono davvero trascinata fino all’arrivo.
In prossimità dell’arrivo ho visto, in fondo ad una retta, Michele e Elia che mi stavano aspettando: ero stremata. Elia ha voluto come sempre tagliare il traguardo con me. Soddisfatta di essere arrivata in fondo. Sono seguiti capogiri e inappetenza. Ero bianca con le labbra viola…uno spettacolo… Peccato perché non mi sono goduta pienamente la gara.

METABOLICAMENTE
Ho monitorato la glicemia con il Libre e Sensore.
Ore 7.00 risveglio: 167 colazione con 40 g CHO (caffè, pane e un velo di marmellata) 2 Unità di Novorapid
Ore 9.30: 95
Ore 10.20: 123 mangio pane e prosciutto (40 g CHO) con 2 Unità di Novorapid
Ore 11.30: 152
Tra le 11.30 e le 12.30 la glicemia è in lieve aumento ma non supera i 180 (non faccio aggiunte di insulina perché ho fatto il bolo ad ore 10.20)
Ore 13.10: 240 (trend in lieve salita) faccio 1 Unità di Novorapid
START ORE 13.30
La glicemia sale fino a 300 e rimane tale fino all’8° Km (primo ristoro: bevo solamente acqua)
Verso il 11°/13° Km la glicemia inizia gradualmente a scendere sui 200
Ristoro 13°Km: acqua e sali, 2 datteri, un pugno di frutta secca
Dopo il 13° Km controllo l’andamento glicemico perché ho la sensazione stia scendendo, infatti per concludere il dislivello prendo altri 20 g CHO (3 caramelle)
ARRIVO: 123
Avendo fatto una congestione (ho assunto troppi liquidi prima e durante la gara: dal 20° Km ho avuto nausea e sforzi di vomito), non sono riuscita a mangiare post gara.
Ho mangiato una minestrina di brodo a casa…

Prossima tappa: TRAIL DELLA VIGOLANA 35 KM + 2000!

Schermata 2016-05-03 alle 15.22.21

CRISTIAN RACEREPORT
[ivi incluso il “commento autorevole” del doc Maurizio Sudano] 

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MyGTT… Racereport by Cristian Agnoli, #ditipo1, VR

#Train hard … Mi sto allenando al meglio delle mie possibilità dalle dieci financo a venti ore a settimana tra corsa e bici, e in questo periodo, fortunatamente, riesco a farlo pensando solo a correre e non agli acciacchi, ai dolorini, al ginocchio che pizzica, alla schiena che punge.
La famiglia è con me anche se mi distraggo un po’ e i miei bambini sono entusiasti ogni volta che mi vedono partire per un allenamento vestito come un pagliaccetto. La montagna, il lupo, l’orso, il bosco … “Papà corre!”
La prova alla GTT è stata fondamentalmente positiva: finire una gara di 60 km e 3500d+ in 8 ore e 27 e in 45a posizione assoluta su quasi trecento partenti è pur sempre cosa buona e giusta e in linea con quanto avevo stimato (ma ho preso ben due ore e mezza dal vincitore…)
A cose fatte, e visto come stavo andando a metà gara con due terzi del dislivello in tasca senza apparente fatica, non sono (ma guarda un po’) del tutto soddisfatto perche’ sono calato troppo nel finale, sia in salita, ma soprattutto nella discesa quando le sensazioni erano pessime e ho tirato i remi in barca, perdendo fino a quaranta minuti dai miei punti di riferimento tra il 40° e il 60° km. No buono!
Percorso molto spettacolare nella prima metà in particolare il passaggio in cresta fino al rifugio Pernici. Dal lago di Tenno in poi, i panorami non erano altrettanto suggestivi, ma parliamo sempre di posti da serie A. Nel fondo valle il caldo si faceva sentire ma le condizioni ambientali sono state eccezionali.
Impegnativa l’ultima salita a Cima Biaina, molto wild e una discesa tecnica inventata tagliando fuori la pista forestale, ma da fare a “bombazza” se gambe, fiato e concentrazione lavorano all’unisono.
Finale “bastardo” con tanti su e giù sfiancanti prima di ritrovare l’arrivo ad Arco.
Le Tecnica Inferno 2.0 risuolate Vibram sono le mie scarpe preferite. Le trovo anche migliori delle 3.0 che ho utilizzato alla BVG. Peccato che a fine gara la suola fosse scollata. Ma il mio risuolatore di fiducia mi ha assicurato la riparazione in garanzia. Questione di colle. Comunque ininfluente sulla mia prestazione. Peccato non avere questa scusa.
Ci vuole pazienza e tempo per riuscire a trasferire in gara le velocità ascensionali sostenibili che produco (e le ambizioni che coltivo) in allenamento … sto caricando abbastanza, e in tre mesi (e a 45 anni di età) non posso pensare di essermi già costruito una botte aerobica di endurance resistente, resiliente e persistente.
Il motore, anche se di vecchia generazione e con qualche cavallo in meno, c’è ancora ma consuma ancora troppo, anche senza fuori giri, e dunque pago dalla quinta ora in poi.
Muscolarmente bene, nessun dolore e veloce recupero dopo gara, ovvero pronta ripresa degli allenamenti gia’ da lunedì. Certo è che avrei preferito finire spremuto ma con la consapevolezza di aver dato tutto e stare fermo una settimana per recuperare.
Sempre senza prendersi troppo sul serio ovviamente …. Ma siamo qui per elucubrare e dunque elucubriamo.
Alla GTT speravo in un balzo deciso in avanti, invece mi devo accontentare di un piccolo passettino.
La politica dei piccoli passi mi dicono, però, prima poi dia i suoi frutti e io sono qui pronto a raccoglierli, uno ad uno, come si spicca l’acino dal grappolo maturo….
Riuscirò un giorno ad essere finisher non solo felice ma anche soddisfatto e rimborsato dalle fatiche profuse smazzandomi in allenamento?

Schermata 2016-05-03 alle 15.21.59

#Occupy diabetes … Il racebook raccoglie con precisione la mia gestione metabolica. Ho provato a correggere alcune cose rispetto alla precedente gara:

GTTBOOK_CRI
– colazione piu’ abbondante con bolo adeguato e standard. Pesato tutto. 1 a 13 il rapporto i:cho considerato per 65 gr di cho. Questo per avere un po’ piu scorta energetica ma anche piu’ insulina residua a bordo e vedere se questo bastava a ridurre le iper adrenergiche tipiche del raceday. Ovviamente (ma non troppo) basale invariata.
Integrazione fase iniziale di gara solo con bevanda isotonica spalmata su due sorsi.
– Seconda iniezione di insulina basale da 6 ui (invece di 7) effettuata alle 12 per garantirmi una buon tappeto che, nella fase postmeridiam, basta e avanza in sinergia con l’attivita Schermata 2016-05-21 alle 10.10.37fisica di endurance a metabolizzare cho con buone risposte glicemiche.
Non sono riuscito tuttavia ad eliminare il picco adrenergico nel pregara e nelle prime due ore di gara, ma ho limitato e abbreviato la fase iperglicemica a due-tre ore.
Nella seconda metà, complice la fatica, avevo una certa inappetenza e invece che usare i bocconcini di pane e gli altri integratori al seguito, sono ricorso a liquidi e qualche crackers ai ristori. Lo scadimento atletico e il conseguente rallentamento hanno ridotto anche i miei fabbisogni energetici.
Concludendo, ribadisco la MIA necessità di aumentare sia l’insulina da fare, sia il cibo da addentare per ottenere un ragionevole compromesso tra prestazionalità, utilizzo dei “carburanti” e buon compenso. Insomma almeno in fase antemeridiam, in ambito competitivo, anche in previsione di endurance da otto ore e piu’ devo avere una terapia piu aggressiva … In fase postmeridian, la basale, mantenuta invariata o solo lievemente modificata, basta a fare il suo dovere purchè in sinergia con l’impegno fisico.
Confermo comunque che non sono queste le glicemie che ritengo “auspicabili”, “necessarie” e “raccomandabili” per performare al meglio. Poi bisogna saper gestire “quello che capita” ma questo è un altro discorso … 160 mg/dl di glicemia media sulle dieci dodici ore tra pre e post gara, è troppo alto e non conciliabile con il buon compenso. E’ vero che non faccio tutti i giorni dieci ore di allenamento, ma bisogna ritararsi, in endurance, su trend più normali (100-150) almeno per l’80% della prova.
A volte ci riesco, a volte no.
Ciò detto, la pratica sportiva di endurance (e non solo) rimane una naturale espressione di quanto siamo geneticamente programmati a fare … Con o senza diabete, non è ammissibile che ogni volta che si parla di sport di fatica il primo pensiero è “allarme e pericolo” mentre dalla notte dai tempi l’essere umano ha vissuto in movimento senza per questo temere il peggio. Su questo a mio avviso dobbiamo continuare a battere perchè gli stessi medici e addetti ai lavori che si vantano di promuovere lo sport nelle persone con diabete, sono i primi a dire “però, ma, solo a patto che” … No buono! image

#Love all … Amo scrivere … E lo si è capito, ma soprattutto correre e faticare … Amo la solitudine. L’ambiente trail ovviamente mi affascina, ma è più una dimensione interiore e introspettiva.
In gara preferisco il silenzio e qualche rapido scambio di battute. Ma se mi trovo con qualche logorroico mi infastidisco, e rallento o accelero in base alle possibiltà, pur di riguadagnare il silenzio.
Fantastici i volontari e soprattutto … W gli alpini! A questi sì che voglio tanto tanto bene e non nego mai un saluto o una battuta!
A Tenno ho incrociato la nostra Luisa, prima del via della sua gara … Come non scambiare un abbraccio e un bacino tutto sudato?
All’arrivo, come detto, c’erano i miei bimbi a chiedermi se avevo incontrato il lupo: cosa chiedere di più?
Al pastaparty rivedo persone con cui è bello condividere e scambiare impressioni. In particolare la fortissima Anna Pedevilla (2a donna, che mi ha dato un’ora e quarto …. e pensare che al gpm del 17k aveva solo 3 minuti di vantaggio!!!!). .
Qualche esaltato c’è sempre, ma a questa gara non ho avvertito quella “degenerazione trail” dilagante in cielo, in terra e sui social network. Oramai correre a lungo e in off-road sembra diventato l’unico obiettivo dei runner di ogni dove, l’unica cosa che ci fa sentire vivi ed eroi per un giorno.
Occhio al ”nono (?) potere” … Il doping mentale autoindotto da superego ed esaltazione sportiva.
“Quindi ascoltatemi. Ascoltatemi! Lo sport non è la verità! E’ un maledetto parco di divertimenti, un circo, un carnevale, una troupe viaggiante di acrobati, cantastorie, ballerini, cantanti, giocolieri, fenomeni da baraccone, domatori di leoni e giocatori di calcio!
Sapete, da noi non potrete ottenere mai la verità: vi diremo tutto quello che volete sentire mentendo senza vergogna, vi diremo qualsiasi cazzata vogliate sentire.
Noi commerciamo illusioni, niente di tutto questo è vero, ma voi tutti ve ne state a faticare giorno dopo giorno, notte dopo notte, di ogni età, razza, fede… Questa è pazzia di massa, siete tutti matti! In nome di Dio, smettetela, fermatevi!”

#Sleep a lot … La qualità del sonno non è sempre delle migliori anche perchè sono un tiratardi cibernetico e un dannato ascoltatore di radio e spesso mi ritrovo alle due di notte con il mio programma preferito in replica nelle orecchie.
Tuttavia a questa gara sono giunto con una buona base di riposo sia in termini di qualità, sia di quantità. Sette ore filate e risveglio sereno. Il riposo e’ il miglior allenamento … ma va programmato e distribuito sull’intera preparazione, non solo il giorno prima della gara.

COMMENTO CHE PIU’ AUTOREVOLE NON SI PUO’ SU UN ANCOR PIU’ AUTOREVOLE PRESIDENTISSIMO
[a cura di Doc Maurizio Sudano] 

  • Diversi gli spunti interessanti ricavabili dal dettagliato report presidenziale sul GTT 2016.
    In primis: le iperglicemie da “start”. Argomento dibattuto interpretabile su più fronti. La spiegazione più terra terra è il mancato contributo da parte della basale somministrata la sera prima (fondamentale per la soppressione dell’iperglicemia a digiuno). Ma nel caso del Presidente la somministrazione è avvenuta alle 21:45 della sera precedente, e poiché la detemir, per quanto male si possa parlarne (non è molto amata dai diabetologi per motivi a me incomprensibili), dura in media 12 ore secche, si può vedere che le iperglicemie mattutine registrate rientravano in una fascia oraria che l’insulina era perfettamente in grado di controllare. Altra possibilità: il famigerato “effetto alba”, ovvero una scarica di ormoni controinsulari che nei soggetti predisposti provoca immancabili iperglicemie mattutine, rognosissime da controllare, e che nei casi peggiori hanno come unica soluzione l’uso di un microinfusore programmato per aumentare l’infusione di basale dalle prime ore del mattino. Possibile…però nella mia esperienza più che ventennale il vero ”effetto alba” (“dawn phenomenon” per gli anglofili) si manifesta SEMPRE, indipendentemente dalla partecipazione a un trail o al battesimo del nipote (Mario Vasta, dì la tua!). E quindi giro la domanda al Presidente: qual è la tua glicemia media mattutina a parità di orario, con o senza attività? Ultima possibilità (e la metto per ultima perché è quella che preferisco): una scarica controinsulare sì, ma da “stress pre gara”. Chiarisco subito un concetto: “stress” è una parola abusatissima, e i più la identificano con l’agitazione nervosa da pagamento di bollette, suocere invadenti, boss prepotenti ecc. Qui si parla di “reazione da stress”, ovvero quel meccanismo fisiologico evolutosi in milioni di anni per fronteggiare dal punto di vista metabolico e cardiorespiratorio situazioni di “attacco o fuga”. Quindi niente a che fare con l’emozione provata dall’Issimo nel partecipare alla gara (che pure lo avrà schiacciato nei giorni precedenti), ma con un meccanismo di adattamento presente IN TUTTI. Il tutto viene poi amplificato dal fatto che anche nel sedentario gli ormoni controinsulari sono comunque più attivi nelle prime ore del mattino, proprio per “preparare” l’organismo a una dura (?) giornata di attività. Quindi ben venga lo stimolo presidentesco a “forzare” un pò la dose iniziale, sia per dominare meglio l’iperglicemia, sia per facilitare l’utilizzazione dei substrati a scopo ANABOLICO, ovvero la ricostituzione delle scorte di glicogeno, che, ricordo per l’ennesima volta, comincia IN ITINERE (on the run) in caso di sforzi prolungati.
    Qui però stoppo subito il presidente su un argomento che gli è caro: il concetto di “insulina residua”. So che non vuole dire questo, ma così detto sembra quasi che esista una certa quota di insulina che, non essendo utilizzata, rimane in giro pronta ad altri usi. L’insulina viene sempre utilizzata sul momento (usiamo insuline ultrarapide!), e da un punto di vista squisitamente farmacologico, va a occupare tutti i recettori che trova liberi esercitando sempre e comunque tutti gli effetti che è in grado di produrre, tanto più più se parliamo di dosi ridotte come quelle esposte. Lo dimostra anche il fatto, che, malgrado le immancabili autoflagellazioni Agnoliche, la dose di rapida mattutina ha egregiamente svolto il suo compito di tamponare sia pure con un pò di ritardo le iperglicemie di partenza, e riducendo (lo ripeterò a costo di sfiancarmi) il rischio di ipoglicemie nelle ore successive dovute all’inibizione iperglicemica della glicogenolisi. Come abbiamo puntualizzato al TUCMA, le iperglicemie in corso di attività prolungata sono dannose primariamente perché…aumentano il rischio di ipoglicemie successive, non tanto perché “inficiano il controllo metabolico”, secondo il tormentone in voga. So di urtare la suscettibilità di qualche collega, (e chissenefrega), ma qualche iperglicemia di due-tre ore “da sano stress fisico” è IRRILEVANTE nel contesto di un buon controllo medio nel corso di tutto l’anno, tanto più in una persona con elevata fitness cardiorespiratoria, come si spera siano gli aficionados DNL.
    Un solo, vero pollice verso nei confronti del report presidenziale: LA RADLER! Un insulto al buon gusto e ai mastri birrai che da secoli si sforzano di produrre pilsner, stout, porters, lager, ales che sono una gioia per il palato e le serate fra amici. Però… è una questione di gusti, non di fisiologia!

#Eat well … Ritengo di avere una dieta mediamente equilibrata e consapevole cui sono forzato non tanto dal buon senso, e nemmeno dal mio diabete di tipo 1, ma piuttosto dal mio stomachino delicato e da assetto lipemico, leggi colesterolo, traballante : l’anamnesi familiare in tal senso non mi è favorevole e dunque mi tengo monitorato e faccio del mio meglio.
Poi ci metto del mio, sorseggiando birra e calici di vino con eccessiva leggerezza talvolta.
Consumi energetici, ritmi di vita e metabolismo basale comportano un aumentato fabbisogno alimentare. La mia compagna, che e’ anche nutrizionista, dice che devo mangiare di più.
Il peso tiene, e oramai sono stabilmente tra i 66 e i 67 kg.
In gara ho manifestato ancora qualche problemino a livello gastrico … Stavolta non ci sono scuse legate a compressione della cassa toracica. Verosimilmente somatizzo così la fatica …
Ci devo lavorare su (e approfondire sfruttando per una volta la preziosa consulenza degli specialisti che mi sono vicini), perchè anche in allenamento mi è capitato di avere nausea, senso di costrizione, inappetenza e, cosa nuova, difficoltà ad alimentarmi a fine uscita se non dopo aver bevuto una bella tisana calda. Sto invecchiando…
Sto cercando di ridurre gradualmente il consumo di eccitanti tipo caffe’, te’ e coca cola con o senza zucchero.
Ma senza ossessioni maniacali. O forse è solo una questione di Emotività e chakra …

#Mind first … Il mio mantra era: onora la gara senza fuori giri. Ho corso senza cardiofrequenzimetro per scelta (errata e supponente). Dunque non posso argomentare frequenze alla mano, ma affidandomi alle sensazioni … Che non sono sempre affidabili.
Sicuramente in salita vado a velocità assai superiori a molti di quelli che mi arrivano davanti, però non so ancora trasferirla in pianura e discesa e sull’endurance sopra le 6 ore.
Mi sembrava di aver controllato il gesto e di aver maturato una buona consapevolezza dei miei limiti, ma evidentemente non è così: avrei dovuto meglio distribuire lo sforzo.
A questo dovrebbe servire la testa: a centellinare le energie per riuscire a dare tutto sull’arco di tutta la durata della gara. Invece sono arrivato stanco e con un po’ di nausea latente, ma con la sensazione di NON aver dato tutto quello che ho dentro … Premesso che la prima regola e’ finire in grado di intendere e di volere. Sempre!
A volte mi interrogo se uso bene la testa. Le motivazioni sono fondamentali, ma non perchè ci permettono di andare oltre le nostre possibilità, ma di comprenderle.
Tuttavia lungi da me ogni riferimento a slogan tipo “il controllo della mente sul corpo” e cazzate del genere sempre più diffusi sulla rete da sedicenti life coach, che spesso non sono altro che depressi manipolatori che curano la propria depressione cercando di plagiare  altri depressi in cerca di autostima attraverso sport e sana alimentazione. Eh già, perchè al mental coach si affianca sempre il protonutrizionista che predica di alimentazione antinfiammatoria, corretto rapporto con il cibo, passando per idrocolonterapia e una spolveratina di yoga o ginnastica per la mente. Ovviamente vietati glutine, cereali raffinati, lattosio, carni rosse, zucchero e derivati, OGM nemmeno nominarli, così come tutto ciò che non è biologico, bevande gassate, grassi idrogenati etc etc. … Una specie di ossessione collettiva ipocondriaca e autoreferenziale da esaurimento nervoso che, a mio modestissimo e insignificante parere, accorcia e peggiora la vita allo stesso tempo, oltre a svuotare il portafoglio.
Non bastano due corsi di cibo per la mente e il controllo delle emozioni, tre mandorle a colazione assieme ai cornflakes di avena, la polenta nera bio e il riso rosso di Vercelli a guarirci dalle nostre paure. O forse sì.
Beh, come si dice … quando c’è la salute ….

#Repeat … A costo di essere noioso, anche stavolta niente controllo antidoping … Come promesso, anche se un po’ in ritardo, faremo chiarezza sull’argomento diabeteditipo1 e esenzione a fini terapeutici … A vita?