Il profilo “di tipo 1” dei partecipanti @ TUCMA
Commento autorevole a cura di Doc Andrea Benso (endocrinologo Torino) e Doctress Laura Nollino (endocrinologa Treviso)
Slide 1: I 45 atleti diabetici che hanno partecipato a TUCMA 2016 erano tutti di tipo 1. Circa 2/3 di loro (31/45, 69%) utilizzavano uno schema di terapia insulinica multi-iniettiva, mentre gli altri (14/45, 31%) utilizzavano il micro-infusore (CSII). La percentuale di partecipanti che utilizzavano il microinfusore è risultata lievemente inferiore rispetto ai Camp Mellito dei tre anni precedenti (38% nel 2014, 39% nel 2013, 37% nel 2012).
Slide 2: La durata media del diabete era di circa 20 anni (tendenzialmente maggiore di almeno 5 anni rispetto alle edizioni precedenti), con un range da un minimo di 4 anni a un massimo di 39 anni.
Slide 3: Il fabbisogno insulinico medio era di 38 UI/die a fronte di una media del peso riferito di circa 70 kg. Tale dato appare sostanzialmente sovrapponibile rispetto al 2014 (nonostante la maggiore durata media di diabete).
Un fabbisogno insulinico pari quindi a 0,5-0,6 UI/Kg/die, inferiore rispetto ai pazienti non sportivi (0,8-1 Ui/Kg/die)
Slide 4: La quantità di insulina giornaliera era suddivisa in modo sostanzialmente equivalente fra basale (52% del fabbisogno giornaliero) e boli ai pasti (48% del fabbisogno giornaliero). Si osserva un lieve aumento della quota percentuale basale vs 2014 (47%), che potrebbe essere da porre in relazione ai soggetti che erano in terapia con degludec (nei quali potrebbe essere ragionevole aspettarsi una riduzione della posologia di insulina ultrarapida, in linea con i pazienti ambulatoriali). Nei pazienti passati a degludec sarebbe utile confrontare il fabbisogno insulinico pre-post degludec.
Slide 5: I partecipanti hanno risposto di effettuare l’autocontrollo glicemico in media 6 volte al giorno. (Solo) 2 partecipanti utilizzavano il monitoraggio continuo della glicemia.
Slide 6: Il compenso glicemico è risultato mediamente discreto, quantomeno in termini di emoglobina glicata (HbA1c: 7.24%), con un range abbastanza stretto (6.3%-8.4%). In particolare, il 65% dei partecipanti rientravano nel range 6.5-7.5 e solo il 13% presentava una glicata >8%.
Anche nelle edizioni precedenti il valore medio di glicata era di poco superiore a 7.0%. Questo dato suggerisce che, nel diabete di tipo 1, la pratica consapevole di attività sportiva, anche a livello agonistico, non influenza negativamente il compenso glicemico ma, al contrario, contribuisce a ottimizzarlo. Sarebbe interessante (spunto per il prossimo Camp Mellito) conoscere la frequenza delle ipoglicemie introducendo eventualmente un questionario specifico di rilevazione. Accanto alla glicata sarebbe anche utile affiancare indicatori di variabilità glicemica per escludere un’ eventuale riduzione di glicata correlata all’aumento di frequenza delle ipoglicemie
Sarebbe inoltre molto interessante valutare quanto incida sulla glicata aver già partecipato a un Camp formativo DNL.
Slide 7: Fra i 31 partecipanti in terapia multi-iniettiva gli analoghi-lenti basali più utilizzati erano glargine (12/31) e degludec (12/31). Detemir era utilizzata da 6 su 31 soggetti.
Al riguardo sarebbe interessante sapere quale insulina basale utilizzassero in precedenza i 12 soggetti in degludec e come il passaggio alla nuova insulina basale abbia eventualmente modificato il compenso in relazione all’attività fisica. Analogamente sarebbe interessante sapere se i soggetti in glargine la utilizzassero in monosomministrazione (come da scheda tecnica) o in bisomministrazione (modalità non prevista in scheda tecnica).
Fra gli analoghi-rapidi le due molecole più utilizzate erano lispro e aspart.
Un partecipante era in terapia multi-iniettiva con insulina umana, utilizzo molto comune nella gestione terapeutica del diabete in età pediatrica (terapia non modificata dal diabetologo dell’adulto… )
Slide 8: I 14 partecipanti che utilizzavano il microinfusore presentavano un valore medio di glicata lievemente inferiore rispetto a quello dei 31 partecipanti in terapia multi-iniettiva (7.18 vs 7.32%). Nel 2014, invece, i soggetti in terapia con microinfusore presentavano un valore medio di glicata lievemente superiore (7.4% vs 7.0%).
Come atteso, i partecipanti che dichiaravano di seguire un regime alimentare controllato, presentavano un valore medio di glicata più basso (7.11%) rispetto a quelli che seguivano la dieta in modo meno scrupoloso (7.36%) o che non la seguivano affatto ( 7.41%).
Rimane il fatto che, quantomeno in termini di glicata, anche i partecipanti che non seguivano un regime alimentare controllato, presentavano un compenso glicemico comunque all’apparenza eccellente.
Slide 9: In linea con quanto dichiarato in merito all’aderenza alla dieta, 26 soggetti (49%) effettuavano la conta dei carboidrati abitualmente e in modo preciso, 19 soggetti (36%) in modo approssimativo e solo 7 (15%) non la effettuavano affatto.
Questo dato suggerisce come l’utilizzo della conta dei carboidrati, ma più in generale possedere una “cultura alimentare”, sia molto importante, soprattutto quando si pratichi attività fisica regolarmente e a un certo livello.
E’ comuque da scoraggiare il metodo “occhiometrico” per coloro che praticano una attività sportiva regolare e di livello (quasi)agonistico.
Slide 10-14
Dal punto di vista nutrizionale la maggior parte dei partecipanti segue il carbocounting, anche se una buona percentuale (38%) dichiara di non avere padronanza del metodo. La parte più difficile risulta essere quantificare la porzione (solo il 31% dichiara di saperla fare) anche se il contenuto di CHO negli alimenti è riconosciuto nella maggioranza (55%). Sarà comunque ancora da lavorare sul restante 45% affinchè la pratica del carbocounting venga eseguita correttamente.
Pochi seguono una dieta attenta (27%) ed il 73% dei partecipanti dichiara di sgarrare a conferma di quanto difficile sia rimanere sempre a regime nel tempo.
Slide 15-16:
L’indice di massa corporea (BMI) medio (22.8 kg/mq) è risultato nel range del normopeso, come atteso in soggetti atleti. Nondimeno 1/3 dei partecipanti presentava un BMI>24 kg/mq (range del sovrappeso), da valutare se differenze tra uomini e donne.
Relativamente alla composizione corporea, sebbene la plicometria sia una metodica di valutazione della massa grassa con bassa accuratezza e precisione, nonchè scarsamente riproducibile, rappresenta nondimeno un ottimo strumento “da campo”, soprattutto in mani esperte come quelle di Huber e Antonio.
La percentuale media di massa grassa è stata del 17.7% (sostanzialmente sovrapponibile a quella del 2014), I range di riferimento sono: per i maschi compreso 13-15% persone attive (16-18% normale sedentari), per le femmine 22-25% normale persone attive (>26% sedentarie)
In particolare, i maschi hanno presentato un valore medio di 14.5% e le femmine di 27.6%, a testimonianza del fatto che le donne mediamente svolgevano meno regolarmente attività fisica rispetto agli uomini.
Nel particolare sarebbe interessante valutare se vi siano correlazioni fra massa grassa e fabbisogno insulinico giornaliero/fattore di insulino-sensibilità.
Gli atleti di livello superiore hanno (molto probabilmente) una percentuale di massa grassa inferiore (range di riferimento sportivi maschi 8-12% femmine 18-21%).
Non dimentichiamo comunque che la plicometria valuta il grasso sottocutaneo e NON quello viscerale, quest’ultimo in reale correlazione con la sensibilità insulinica.