A cura di Cristian Agnoli , presidente DNL
(dati evinti dai moduli di adesione)
Slide 1>4: L’edizione 2016 di Camp Mellito ha visto la partecipazione di 45 atleti con diabete a fronte di 56 domande di adesione ricevute.
I numeri sono in linea con le aspettative degli organizzatori, anche se quest’anno ci sono state alcune assenze impreviste in più per causa di forza maggiore. La percentuale di nuovi “arrivi” (persone alla prima partecipazione) è più bassa rispetto al passato, segnale che la “fidelizzazione” all’evento è molto sentita. Tuttavia si segnala che non è stata intrapresa nessuna campagna “reclutamento” massiva, nè si sono inviate newsletter divulgative.
La quota rosa del 22% conferma uno “zoccolo duro” al femmile.
Il nord la fa da padrone anche in questa edizione trasferita al centro-sud, con il 67% di presenze. Il centro tiene, il sud latita (ahinoi).
La “fedeltà” e i tanti “ritorni” aumentano anche l’età media dei partecipanti. Siamo in linea tuttavia con le ultime due edizioni. Gli sport di endurance sembrano essere prerogativa degli over “anta”. Gli anni passano per tutti … è lapalissiano.
Le new entry, ancora minoranza, non sono sufficienti a ringiovanire il roster del camp. Gallina vecchia fa buon brodo …
Di conseguenza si rileva una maturata esperienza sportiva tra i partecipanti che in media hanno 20 anni di pratica alle spalle nelle rispettive discipline. In alcuni casi la pratica pre-esiste al diabete, in altri è successiva, in altri va di pari-passo.
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Slide 4>8 Massiccia presenza di ciclisti, frutto della rinnovata sinergia con C&D e segnale che DNL non viene percepita come realtà monodisciplinare. Stabile la presenza di podisti, mentre aumenta significativamente la percentuale di triathleti (17%) e ancor più di atleti in grado di praticare con disinvoltura almeno due discipline (in particolare ciclimo e podismo).
La stragrande maggioranza dei presenti dichiara un livello atletico “medio” (73%) dunque limando le differenze e favorendo il lavoro su gruppi omogenei. Ci sono persone poi atleticamente scarse ma metodologicamente evolute e viceversa. Si segnalano inoltre alcuni autorevoli “tradimenti”: Paolino Cravanzola e Andrea Guerra sono intervenuti come podisti anzichè ciclisti.
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La media delle uscite settimanali è di 4 con mediamente 7 ore e 30 dedicate allo sport (con un massimo di 22 ore per i triathleti più evoluti).
Le prestazioni di eccellenza non mancano, ma come già detto, alcune performance indicative segnalate dai partecipanti denotano buon livello atletico ma più omogeneo rispetto al passato: meno “hors categorie” e un livello prestazionale mediamente più alto in particolare tra i ciclisti anche su distanze e dislivelli importanti.

Slide 9 > Nella domanda di adesione abbiamo chiesto ai candidati di indicare in ordine di importanza sei ragioni per cui partecipavano.
Al primo posto il miglioramento nella gestione del diabete, al secondo il mettersi a disposizione per “sperimentazioni” sul campo di allenamento e al terzo posto, distanziata, la “convivialità”.
A seguire il miglioramento nelle tecniche di allenamento, nella capacità di analisi, raccolta e discussione dei dati e ultimissimo, il miglioramento delle proprie performance atletiche.
Anche in base a questa scala di priorità espressa dai partecipanti, abbiamo poi meglio concepito e strutturato le attività al camp: dunque in prima linea
a) approfondimento dei substrati energetici e del metabolismo e relative implicazioni nella persona con diabete di tipo 1 e terapia insulinica;
b) una serie di sperimentazioni con allenamenti finalizzati a verificare le risposte glico-metaboliche in fasi diverse (a digiuno, post prandiali) e intensità importanti (interval training o progressivi alla soglia).